Gay & Bisex
Tutto cominciò con una scommessa
di marco121g_72
18.09.2023 |
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"Quando ero a casa, spesso, frequentavo una sala giochi, sono un appassionato di biliardo, sia all’americana che all’italiana (con le buche o con i birilli..."
Salve, mi presento, mi chiamo Marco, oggi ho 47 anni, sono siciliano di origine, ma, ormai, lavoro a Roma da 25 anni. Quello che sto per raccontarvi è una storia vissuta in prima persona, un’esperienza che mi ha aperto ad un mondo fino ad allora sconosciuto e che, tutt’oggi, mi affascina e mi fa “perdere la ragione”.Andiamo con ordine:
I fatti si svolgono in una città siciliana, io, all’epoca, avevo 18 anni, mi ero appena diplomato e lavoravo in un ufficio di una grossa azienda siciliana. Il mio lavoro mi portava spesso in giro per installare reti e sistemi di collegamento fra le varie “sedi operative” dell’azienda.
Quando ero a casa, spesso, frequentavo una sala giochi, sono un appassionato di biliardo, sia all’americana che all’italiana (con le buche o con i birilli per intenderci). Un pomeriggio andai a giocare con i soliti “amici di stecca”, che, però, quel giorno andarono via prima per vari impegni presi (era giovedì). Mentre ero rimasto solo al tavolo a tirare due colpi, mi si presenta un uomo, intorno ai 55 anni, Franco:
“Ciao, mi chiamo Franco, ti ho visto giocare ogni tanto”;
“Ciao Franco, mi chiamo Marco, sì, vengo qui quando ho voglia di rilassarmi un po'”
“Visto che siamo rimasti entrambi soli, ti andrebbe di giocare un po'?”
“Va bene, almeno passiamo il tempo”
Incominciammo a giocare, partite equilibrate, senza nessun “colpo da maestro”. Franco era un tipo socievole, si parlava del più e del meno, della nostra passione per il gioco del biliardo. L’unica cosa un po' bizzarra era che, ogni tanto, muovendosi intorno al tavolo per vedere il colpo da giocare da varie angolazioni, c’erano dei “contatti”; specialmente quando volevamo provare dei colpi un po' difficili, ci consigliavamo su come poterli realizzare al meglio. Arrivarono le 20 ed io decisi che era ora di andarmene. Fortunatamente eravamo in parità, 1 partita vinta a testa.
Ci salutammo e ci ripromettemmo di rivederci l’indomani per continuare a giocare.
L’indomani, intorno le 17, finito di lavorare, ci ritrovammo in sala.
“Ciao Franco, come stai?”
“Bene Marco e tu?”
“Tutto bene, desideroso di riposarmi questo weekend, ho avuto una settimana impegnativa al lavoro”
“Bene, quale migliore cosa di una partita per iniziare il “relax””
Così, iniziammo a giocare: partite sempre molto tranquille, giocate con “complicità” nel voler migliorare le proprie tecniche. I continui “contatti” di Franco sulle mie natiche, ormai, erano diventate un’abitudine. Ogni tanto, “tanto x scherzare”, diceva lui, mi spingeva la stecca in mezzo alle chiappe come se fosse il prolungamento del suo cazzo. Cazzo che sentivo sempre più duro durante i “contatti”. Più di una volta, mentre ero fermo con le mani poggiate sul bordo tavolo, mi ritrovavo il “pacco di Franco” attaccato .
Gli incontri proseguivano di settimana in settimana. Debbo dire che, nonostante Franco si facesse sempre più audace (una volta, mi mise le mani sui fianchi, prendendomi da dietro e mi sussurrò all’orecchio “se ti piegassi, anche solo un po', lo sentiresti meglio “ e, dicendo così, mi spingeva il suo cazzo duro sul culo o, prendendo la mia mano, se la poggiava lì) , i miei colpi erano migliorati parecchio. Franco era un buon maestro, nonostante fosse sempre più spavaldo davanti agli altri spettatori (tutti età media sopra i 55)
Un giorno, mentre giocavamo e dopo l’ennesimo “contatto”, mi disse: “Vogliamo rendere le partite più interessanti e competitive?”.
“Va bene Franco, cosa suggerisci?”
“Qualcosa di semplice, giochiamo al meglio delle 5 partite, se vinci tu, ti pago il tavolo per tutta la settimana; se vinco io, mi darai una mano questo weekend a sistemare alcune cose, ma, siccome come avrai capito, sono un tipo pignolo, dovrai fare tutto quello che ti dico, tutto !! “
Proposta strana, ma, tutto sommato, non lo reputavo più forte di me e la “chimera” del tavolo pagato mi attraeva, così accettai.
Giocammo per quasi 4 ore. Partite più intense di prima, si sentiva l’aria di sfida. Franco si scoprì un giocatore molto più forte di quello che mi aveva fatto credere (ho scoperto dopo molto tempo che era stato campione regionale).
Alla fine, persi 3-2. Un po' deluso perché avevo giocato bene , ma Franco si era dimostrato veramente bravo.
“Sei stato un osso duro Marco, sono stato fortunato…. Dai ti offro una cosa da bere”
Bevemmo, al bar di fronte la sala, due birre parlando della partita appena conclusa, scambiandoci impressioni. Alla fine mi si avvicinò all’orecchio e mi disse “Allora Marco, hai perso, quindi, mi aiuterai a sistemare alcune cose che ho in un vecchio garage, se per te va bene, domani mattina , verso le 9, ci vediamo qui, vieni vestito comodo, tuta o pantaloncini, tanto è caldo (eravamo a giugno iniziato ed erano già giornate con temperatura sopra i 30 gradi) e, ricordati, dovrai fare tutto quello che ti dirò; vedrai, ci divertiremo !!”.
“Certo Franco, ma dovrai darmi la rivincita”
“Ovvio, magari la settimana prossima. Ci vediamo domani e grazie”
L’indomani, alle 9, ci vedemmo davanti alla sala giochi, un caffè e ci dirigemmo alla macchina di Franco.
“Dai Marco sali, il garage si trova vicino al Parco ……”.
In 10 minuti ci ritrovammo davanti una palazzina di 2 piani, ai margini del Parco…… Passammo attraverso un cancello con la macchina ed arrivammo davanti ad alcuni garage nel retro.
“Dai Marco, andiamo così vediamo come possiamo organizzarci e come potrai essermi utile”.
“Si Franco, tranquillo, sono a tua completa disposizione”
Aperto il primo garage, mi ritrovai davanti una stanza con parecchi mobili, sedie, tappeti, sicuramente frutto di un trasloco precedente. Il garage era abbastanza alto ed aveva un soppalco.
“Come vedi Marco, qui è un casino ed io da solo non avrei mai potuto farcela a sistemare, per fortuna ci sei tu, un ragazzone (1.80 x 102 kg) pronto a fare tutto quello che gli dirò. Perché tu farai tutto quello che ti dirò di fare… vero Marco???”
“Certo Franco, nessun problema, da dove cominciamo?”
“Guarda, cominciamo da quei tappeti lì in terra arrotolati, prendili e portiamoli fuori; la mia idea è quello di sistemare meglio la roba sopra nel soppalco”
Appena mi avvicinai e mi piegai a prendere i tappeti, mi ritrovai Franco alle mie spalle che mi appoggiava il suo pacco vicino al culo
“Dai Marco, piegati di più così ti verrà più facile prenderlo, io ti aiuto da dietro” e detto ciò, più mi piegavo e più lui si strusciava sulle mie chiappe facendomi sentire la durezza del suo cazzo.
Dopo un paio di ore di lavoro, dove incominciava tutto ad avere più senso, Franco mi guardò e mi disse “Marco, sei veramente bravo, hai fatto un bel lavoro; ora seguimi e rilassiamoci un po', Abbiamo ancora molto da fare” ……..
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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